UNI 10200 E CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE: SI CAMBIA ANCORA?

UNI10200

Giusto un anno fa (primi mesi del 2017), si sentiva parlare di gestire, con più̀ attenzione, le unità abitative caratterizzate da un basso fattore d’uso (seconde case), soprattutto per il discorso volgarmente nominato “furto di calore”.  Prima di creare inutile panico e perplessità relativamente a quello che potrebbe sensibilmente cambiare nel caso in cui fosse emanata una nuova versione della normativa UNI 10200, conviene approfondire alcuni aspetti …

Innanzitutto la funzione del CTI (Comitato tecnico Italiano) è quella di recepire le normative di natura europea e internazionale, e di produrre norme unicamente italiane. Si tratta di un lavoro complesso, in quanto le realtà̀ dei vari Paesi sono molto diverse tra loro, come ad esempio, il fatto che in Italia ci sia molta presenza di seconde case. In Italia, quindi, la normativa sulla ripartizione del calore deve tener conto di questo fattore o, in generale, dell’uso saltuario degli edifici.

Spesso si sente parlare di “coefficienti correttivi”, ma non risulta una strada facilmente percorribile … Una norma tecnica non può̀ cambiare ciò̀ che è stabilito per legge: ognuno deve pagare per quello che consuma, senza sconti di alcun genere. Quindi non ci possono essere dei fattori che correggono i conti secondo un principio non termotecnico.
Tuttavia, nella versione definitiva delle UNI 10200 “dovrebbero” essere inseriti dei calcoli sugli “extraconsumi” delle unità più̀ sfavorite che confinano con le parti condominiali meno coibentate, in pratica dei fattori correttivi specifici rivolti a sensibilizzare i possibili interventi rivolti al contenimento delle dispersioni. Staremo a vedere se realmente verrà apportata questa modifica.

Da sottolineare secondo me la possibilità del condominio di poter derogare ai millesimi di riscaldamento secondo UNI 10200 nel caso in cui il tecnico dimostri una determinata condizione. Si tratta di una modifica introdotta dal Dlgs 141, per la quale nel momento in cui il tecnico dimostra e certifica una differenza di fabbisogno superiore al 50% tra alloggio più sfavorito e meno sfavorito, il condominio può derogare alla 10200 utilizzando dei millesimi che l’assemblea condominiale può̀ decidere a maggioranza. In poche parole, è possibile utilizzare i millesimi usati fino a quel momento sempre che siano conformi all’uso potenziale che l’utente può̀ fare del proprio riscaldamento (articolo 1123 del codice civile).

Altro aspetto ancora ad oggi oggetto di dibattito, l’eventuale obbligo di mantenimento di una temperatura minima, all’interno delle unità immobiliari, per evitare il fenomeno del riscaldamento parassita (o furto di calore). A dire il vero più̀ che di “furto di calore” si dovrebbe parlare di “cessione gratuita”. Sicuramente una problematica da risolvere.
Per questioni forse ovvie, visto che la maggior parte degli edifici risultano avere parecchi anni di vita e considerando come si costruiva una volta, è normale che chi vive negli appartamenti centrali dell’edificio riceva calore dagli appartamenti circostanti. Solo in teoria sarebbe possibile obbligare a mantenere una temperatura minima perché́ la legge stabilisce che si debba pagare per quello che “volontariamente” si consuma. Ogni utente deve poter fare quello che desidera, almeno per cosa dice la legislazione vigente.
Ci sono condomini che hanno deciso autonomamente di mantenere una temperatura minima di 15 gradi, ma si tratta di casi molto rari. Mettere d’accordo gli utenti residenti con quelli non residenti non è semplice … 

Se vogliamo approfondire ulteriormente questo aspetto, con le normali valvole termostatiche (manuali) risulta comunque difficile (ma non impossibile) mantenere una determinata temperatura minima. Per definire un valore specifico di temperatura, all’interno del condominio dovrebbe esserci un sistema di automazione più complesso, basato su normative come la UNI 11388 e la UNI EN 15232, capaci di mantenere una temperatura entro dei limiti minimi e massimi impostabili anche da remoto. La temperatura minima potrebbe servire per limitare la comunicazione termica tra appartamenti adiacenti, per evitare la formazione di muffe e per potare in poco tempo l’unità immobiliare alla temperatura di comfort. Il limite massimo invece potrebbe essere utile, come incentivo, per convincere i morosi a saldare i debiti con il condominio ed evitare forti sbilanciamenti termici.

Solo per curiosità voglio condividere i risultati di un’analisi svolta da Vincenzo Perrotta (Assistance Director Italia-Casa.com) relativamente alla situazione dei Condomini italiani in termini di adeguamento dell’obbligo della termoregolazione e contabilizzazione del calore.

Il sondaggio ha interessato tutte le regioni del Nord Italia e parte delle regioni del Centro-Sud, ad esclusione di quelle colpite dagli eventi sismici verificatisi ad agosto e ottobre 2016 in Umbria, Marche e Abruzzo. Per le regioni a maggiore densità̀ sono stati intervistati 20 amministratori condominiali, mentre, per le regioni più̀ piccole ne sono stati intervistati 10. L’inchiesta è avvenuta per via telefonica, nel periodo compreso tra la metà di marzo e la metà di aprile 2017. Gli stabili interessati dall’inchiesta, riscaldati tramite impianto centralizzato, sono complessivamente 1891 per un totale di 135 amministratori.

TAB1

Il 90,5% dei condomini (1711 complessi abitativi su 1891 interessati) ha già̀ provveduto ad installare le termovalvole o, comunque, ha provveduto, in sede di assemblea condominiale, a deliberarne l’installazione al momento del sondaggio. Dei 180 condomini che, invece, non si sono ancora adeguati alla legge nazionale, circa un terzo non ha intenzione di porre rimedio a tale situazione e, tolti i casi di esonero, si tratta di 30 condomini, distribuiti tra Veneto (15 casi), Trentino Alto Adige (5 casi), Valle D’Aosta ed Emilia Romagna (3 casi ciascuno), Lombardia (2 casi), Lazio e Liguria (1 caso ciascuno).
In questi casi, i motivi che hanno portato a non installare in tempo le valvole termostatiche sono essenzialmente connessi a ritardi nell’approvazione della delibera assembleare oppure, in un caso soltanto, nella consegna delle apparecchiature da parte delle ditte installatrici. In generale, dalle risposte degli amministratori intervistati, le motivazioni sono riconducibili più̀ a una sorta di “insofferenza” verso la normativa stessa che a un reale deficit di conoscenza o a una specifica difficoltà di adeguarsi alla legge.

Dai dati raccolti il primato della regione più̀ virtuosa spetta al Friuli Venezia Giulia, con una percentuale del 100% di condomini già̀ in regola tra quelli intervistati. Seconda classificata la Liguria, con il 99,3%, con soltanto un condominio in attesa di deliberare l’installazione. Sul podio finiscono, ex aequo, anche Valle D’Aosta e Piemonte con il 95,4% degli stabili già̀ in regola, anche se, mentre per il Piemonte l’intenzione delle assemblee dei 10 condomini ancora inadempienti, alla data del rilevamento statistico, è di mettersi in regola, per la Valle D’Aosta si registra un caso di esonero e 3 casi di effettiva contrarietà̀ all’installazione delle termovalvole. Percentuali sopra il 90% anche per la Lombardia (93,2%) e l’Emilia Romagna (92,4%), rispettivamente quarta e quinta della nostra speciale classifica. Le regioni del Centro Italia si collocano tra l’88,4% della Toscana e l’87,9% del Lazio. Fanalini di coda, a sorpresa, due regioni del Nord-Est: il Trentino Alto Adige, poco sopra l’80% e il confinante Veneto, addirittura sotto tale soglia, per la precisione, con soltanto il 77,8% dei condomini che hanno provveduto a installare le termovalvole.

Concludo questo mio breve intervento informandovi che, per ulteriori approfondimenti nell'ambito del risparmio energetico, delle energie rinnovabili e a tutto ciò che riguarda l’impiantistica e la termotecnica in genere, potete visionare il mio BLOG, la mia pagina fans di Facebook o il mio profilo LinkedIn, canali tramite i quali cerco, il più costantemente possibile, di divulgare informazioni sperando in una condivisioni costruttiva di idee e di esperienze.

 

Ing. Marcenaro Luca

 

“… Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare …” (Wiston Churchill)

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